domenica 13 dicembre 2009

Tagli ai servizi ferroviari, per i cittadini di serie B

Subito dopo aver sottoscritto con la Regione Marche un contratto di servizio con annesso accordo per la garanzia del servizio ferroviario a media e lunga percorrenza, e delle fermate esistenti, Trenitalia ha disposto il taglio di fermate importanti, che peggiorerà il servizio, per i pendolari e per gli utenti. v. http://www.norme.marche.it/Delibere/2009/DGR1837_09.pdf
Il trasporto ferroviario non è liberalizzato, nel senso che Trenitalia nelle Marche, e non solo, è l'unico operatore, e beneficia di contributi statali e regionali pur applicando un sistema di tariffazione non libero, bensì regolamentato.
La gestione dei contratti di servizio con l'operatore compete alla Regione, dopo il decentramento compiuto ai sensi del d.lgs 422/97 e del d.lgs 400/99.
In generale, il mancato rispetto dei contratti di servizio può comportare l'applicazione di penali, corrispondenti alla decurtazione di quote di contributi.
Nelle Marche, quanto accaduto non ha portato ad unire le forze politiche nell'intento di chiedere pari dignità con altre Regioni, che possono fregiarsi dell'alta velocità e di investimenti infrastrutturali maggiori, in rapporto alla popolazione ed al territorio servito.
La crisi penalizza gli investimenti, ma non nelle Regioni forti (della debolezza delle altre).
Gli investimenti per i treni ad alta velocità in questi anni sono stati ingenti, e sono andati a beneficio di Regioni più forti, come peso politico, che si trovano sul versante Tirreno.
Per capire l'entità delle somme investite, si veda lo studio pubblicato per sunto nel sito:
http://it.wikinews.org/wiki/I_costi_dell
Non servono commenti.
Per vedere come la rete dell'alta velocità "dimentica" le Marche è utile questa cartina:
http://www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=e4ae8c3e13e0a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD
Per vedere come le Marche beneficieranno di minori investimenti, per il potenziamento della rete, basta leggere il programma pubblicato al sito:
http://www.rfi.it/cms-file/allegati/rfi/CdP20072011Tabelle.pdf
Ai marchigiani viene sempre servito, sul piatto vuoto della politica, il ritornello della piccola Regione, con pochi utenti, che nella logica del libero mercato deve fare sacrifici, per arrivare al pareggio tra costi ed entrate. Ma quale libero mercato?
Nella proporzione fra rete, territorio, popolazione da una parte, e risorse economiche investite dall'altra, le Marche ne escono penalizzate, e per farsi un'idea basta leggere i numeri indicati nei piani di investimento per la rete TAV e per la rete ordinaria.
Non esistono imprese che si fanno concorrenza nel trasporto pubblico su rotaia nelle Marche, ma esistono cifre ed investimenti impressionanti in altre parti di Italia, prevalentemente.
Per difendere una fermata a Senigallia, o a Jesi, basterebbe avere la restituzione di un millesimo del differenziale che ci separa dalla TAV, e da questa politica promossa da altre Regioni che ci fanno diventare cittadini di serie B.
Ecco perchè i nostri politici, anzichè attaccarsi a vicenda, dovrebbero chiedere il conto ai propri referenti nazionali, in ciascun partito, perchè ciascun partito ha dei referenti marchigiani poco ascoltati.
Poco ascoltati anche perchè poco uniti, quando si tratta di fare richieste perentorie per il bene di tutti, senza strumentalizzazioni.

sabato 5 dicembre 2009

Il giallo dei derivati acquistati dal Comune

- di Calcestruzzo

Tranquilli, nessuno ne saprà quanto basta, per fare un'analisi completa, sotto il profilo amministrativo e contabile.
Gli strumenti finanziari derivati, per i quali il Comune ha avuto un'osservazione dalla Corte dei Conti, resteranno un oggetto misterioso, del quale non si saprà a sufficienza, per scriverne.
L'Amministrazione ha rassicurato, con una pacca virtuale sulla spalla, i cittadini che avevano espresso il desiderio di conoscere a fondo la fattispecie, non per polemizzare, ma per capire.
In definitiva, nessun rischio a Senigallia, per i contratti derivati stipulati dal Comune, che non rappresentano, nel caso concreto, strumenti speculativi rischiosi, a differenza di quanto accaduto in altri Comuni. Questo il messaggio. Crederci o lasciare (perdere).
Prima di tirare il definitivo sospiro di sollievo, rilevo che purtroppo non sono riuscito a capire dettagliatamente di cosa stiamo parlando, o meglio di cosa si tratta, malgrado la richiesta di chiarimenti sia stata fatta e la risposta sembri precisa. Mancano molti dettagli, invece.
Ignota, malgrado le richieste, e le ricerche svolte su internet e sul bilancio, resterà la delibera o la determina con la quale si è deciso di provvedere alla stipula del contratto per i derivati.
Inoltre, da quel poco che è dato sapere, potrebbe essere stato stipulato un contratto "Interest rate cap" ovvero che mantiene un mutuo, che è a tasso fisso, in mutuo a tasso variabile, fino a che l'Euribor non supera la soglia del tasso fisso o un'altra soglia prestabilita. Tale "assicurazione" viene pagata ratealmente in rate semestrali ( se è al 0,34% per indenterci il Comune per la prima rata semestrale ha pagato per l'assicurazione un importo di circa € 3.000,00).
Quando si sostiene che il tasso complessivo risultante (cioè il tasso variabile del mutuo più il tasso del derivato) è stato inferiore al tasso fisso chiesto dalla banca per il mutuo, si rileva che tale confronto potrebbe non essere completo ed utile, per farci capire il rischio o se il Comune alla fine ci avrà guadagnato, perchè in periodi di tassi crescenti (2006) è normale che il tasso Euribor sia inferiore al tasso fisso. Bisognerebbe sapere se il mutuo o i mutui messi in sicurezza siano di 5 anni, come il derivato, o di durata maggiore.
Nessuno conoscerà a fondo questa vicenda, e si brancolerà nel buio, fino a quando ai cittadini non sarà consentito di conoscere tutto quello che chiedono di sapere e di partecipare, maggiormente.
Due le possibilità: bere tutto o criticare, senza avere basi per farlo.
In entrambe le ipotesi, vince chi tiene il banco.
Esercitare il diritto di critica costruttiva è impossibile, se non ci sono tutti i dati.
Complimenti a chi tiene il banco.
Per ora.